La Dogana

LA DOGANA

Una viaggiatrice arriva in un aeroporto su di un nastro bagaglio come fosse una valigia, un oggetto, più che una persona. 

L'aeroporto, un non-luogo di attesa, è la scena in cui prende forma il conflitto della viaggiatrice: in un moltiplicarsi di dogane, concrete ma anche culturali, si fronteggiano il desiderio d'individuarsi e quello uniformarsi.

La dogana -metafora del controllo della normalità- detta le regole di transito. Indovinare le regole è il quiz a cui van Dijk si trova, ogni volta, a dover rispondere. Fra assimilazione e ribellione assistiamo ai check in e i check out di conformità ai modelli culturali, sociali e amatorii. La posta in gioco pare essere la libertà di espressione individuale, contro la possibilità di avere successo e accettazione sociale.

Come musicista e vocal performer creo una scenografia sonora che ricostruisce l'ambiente dell'aeroporto con melodie, voci e chiamate d'imbarco per controlli ipervigilati di frontiera. Ma ci sono anche paesaggi sonori di decollo e di volo per un mondo onirico di riflessioni.
La scenografia sonora sarà in parte preregistrata e in parte creata dal vivo sul palco, utilizzando microfono, loop station e audio software.

Le dogane saranno proiettate su uno schermo video, con diverse tipologie di agenti dell'immigrazione che interrogano il passeggero. Si tratta di interrogazioni preregistrate con risposte live dal palco.

Le mie esperienze di straniera, immigrata, cittadina del mondo sono state l'ispirazione per una prima performance di ricerca la scorsa estate al teatro Concordia, Enschede, Paesi Bassi, in risposta al loro Call for Artists con il tema 'Vivere al confine’.
In 2022 -oltre alla ideazione della scenografia sonora- mi sto dedicando ad una strutturazione più compatta fra una dogana e l'altra, con testi che andranno a sostuire i brani musicali, nell'intento di dare una forma più teatrale al tutto.